lunedì 1 agosto 2016

LIBRETTO PER RISPONDERE ALLE ACCUSE
 CHE RIVOLGONO I PROTESTANTI AI CATTOLICI


Guardate questo video (tra l'altro super patetico)
" DIALOGO TRA UN CATTOLICO E UN EVANGELICO"

se fosse capitato a voi, avreste saputo rispondere alle accuse
che l’evangelico rivolge al cattolico?




Se la risposta è no, qua potete trovare  un bel libretto di 26 pagine per rispondere a tutte le accuse che rivolgono i protestanti alla Chiesa Cattolica scritto da un sacerdote gesuita Vittorio Genovesi

. link per il libro  IN PDF http://www.maranatha.it/news/Contro%20gli%20Errori%20dei%20Protestanti%202010.pdf

. Oppure scrivendo su Google : 
contro gli errori dei protestanti Vittorio Genovesi



"Poi vidi che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza.
La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione.
In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre". (1820)
Beata Caterina Emmerick

“Chi qualificherà gli eretici come evangelici, dovrebbe pagare una multa , perché il demonio non goda che i nemici del Vangelo e della Croce di Cristo usurpino un nome contrario ai fatti. Gli eretici devono essere chiamati col loro nome, perché si provi orrore nel nominarli e non si copra con una etichetta religiosa un veleno mortale”  
Sant’ Ignazio Loyola

«Ora nessun’altra, divisa dalla Chiesa romana, ha la nota della santità. Primo, perché non altri fondatori riconoscono se non che Lutero, Calvino e compagnia bella, pieni di superbia, zeppi di vizi fino agli occhi, i quali si divisero dalla Chiesa per assecondare le loro malvagie passioni dalle quali erano dominati.
Ma il problema non sta solo nell’indegnità dei fondatori. Il guaio è che la dottrina che questa sette insegnano è empia ed immorale. Infatti insegnano che è tempo perduto e cosa sacrilega ricorrere all’intercessione dei santi e specialmente di Maria Santissima, e che le loro immagini si debbano calpestare e gettare nel fuoco; e che la sola fede basta a salvarsi, quindi la bestemmia, l’impudicizia, il sacrilegio non impedirebbero all’uomo di potersi salvare, purché creda».
 
Padre Pio


P. S.

Qua un interessante articolo di Don Marcello sulla VISIONE DELLA BEATA SUOR SERAFINA MICHELI  DI LUTERO ALL'INFERNO


Nel 1883 Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911) beatificata a Faicchio in provincia di Benevento e diocesi di Cerreto Sannita il 28 maggio 2011, fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico ( 10 novembre 1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini ... 
...  d’accesso, per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: “ Alzati, perché questo è un tempio protestante”.
Poi  le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.
Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo.
La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio.
In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia.
L’orgoglio lo fece cadere nel peccato capitale, lo condusse all’aperta ribellione contro la Chiesa Cattolica Romana. La sua condotta, il suo atteggiamento nei riguardi della Chiesa e la sua predicazione furono determinanti per traviare e portare tante anime superficiali ed incaute all’eterna rovina.
Se vogliamo evitare l’Inferno viviamo nell’umiltà. Accettiamo di non essere considerati, valutati e stimati da quelli che ci conoscono. Non lamentiamoci, quando veniamo trascurati o siamo posposti ad altri che pensiamo siano meno degni di noi. Non critichiamo mai, per nessun motivo, l’operato di coloro che ci circondano. Se giudicheremo gli altri, non siamo neppure cristiani.
Se giudichiamo gli altri, non siamo neppure noi stessi. Confidiamo sempre nella grazia di Dio e non in noi stessi. Non preoccupiamoci eccessivamente della nostra fragilità, ma del nostro orgoglio e presunzione. Diciamo spesso col salmista: “Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze” (Salm. 130).
Offriamo a Dio il nostro “nulla”: le incapacità, le difficoltà, gli scoraggiamenti, le delusioni, le incomprensioni, le tentazioni, le cadute e le amarezze di ogni giorno. Riconosciamoci peccatori, bisognosi della sua misericordia. Gesù, proprio perché siamo peccatori ci chiede solo di aprire il nostro cuore e di lasciarsi amare da Lui. E’ questa l’esperienza di San paolo: “La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò, quindi, ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor. 12,9). Non ostacoliamo l’amore di Dio nei nostri riguardi col peccato o con l’indifferenza. Diamogli sempre più spazio nella nostra vita, a vivere in piena comunione con Lui nel tempo e nell’eternità.


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