LIBRETTO PER RISPONDERE ALLE ACCUSE
CHE RIVOLGONO I PROTESTANTI AI CATTOLICI
Guardate questo video
(tra l'altro super patetico)
" DIALOGO TRA
UN CATTOLICO E UN EVANGELICO"
se fosse capitato a voi, avreste saputo rispondere alle accuse
che l’evangelico rivolge al cattolico?
Se la risposta è no, qua
potete trovare un bel libretto di 26 pagine per rispondere a tutte le
accuse che rivolgono i protestanti alla Chiesa Cattolica scritto da un
sacerdote gesuita Vittorio Genovesi
. link per il libro
IN PDF http://www.maranatha.it/news/Contro%20gli%20Errori%20dei%20Protestanti%202010.pdf
. Oppure scrivendo su
Google :
contro gli errori dei protestanti Vittorio Genovesi
"Poi vidi che tutto ciò che
riguardava il Protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la
religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza.
La maggior parte dei
sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani
insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione.
In quei giorni, la Fede
cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche
famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre". (1820)
Beata Caterina Emmerick
“Chi qualificherà gli
eretici come evangelici, dovrebbe pagare una multa , perché il demonio non goda
che i nemici del Vangelo e della Croce di Cristo usurpino un nome contrario ai
fatti. Gli eretici devono essere chiamati col loro nome, perché si provi orrore
nel nominarli e non si copra con una etichetta religiosa un veleno mortale”
Sant’ Ignazio Loyola
«Ora nessun’altra, divisa dalla Chiesa romana, ha la nota della
santità. Primo, perché non altri fondatori riconoscono se non che Lutero,
Calvino e compagnia bella, pieni di superbia, zeppi di vizi fino agli occhi, i
quali si divisero dalla Chiesa per assecondare le loro malvagie passioni dalle
quali erano dominati.
Ma il problema non sta solo nell’indegnità dei fondatori. Il guaio è che la dottrina che questa sette insegnano è empia ed immorale. Infatti insegnano che è tempo perduto e cosa sacrilega ricorrere all’intercessione dei santi e specialmente di Maria Santissima, e che le loro immagini si debbano calpestare e gettare nel fuoco; e che la sola fede basta a salvarsi, quindi la bestemmia, l’impudicizia, il sacrilegio non impedirebbero all’uomo di potersi salvare, purché creda».
Ma il problema non sta solo nell’indegnità dei fondatori. Il guaio è che la dottrina che questa sette insegnano è empia ed immorale. Infatti insegnano che è tempo perduto e cosa sacrilega ricorrere all’intercessione dei santi e specialmente di Maria Santissima, e che le loro immagini si debbano calpestare e gettare nel fuoco; e che la sola fede basta a salvarsi, quindi la bestemmia, l’impudicizia, il sacrilegio non impedirebbero all’uomo di potersi salvare, purché creda».
Padre Pio
P.
S.
Qua
un interessante articolo di Don Marcello sulla VISIONE DELLA BEATA SUOR
SERAFINA MICHELI DI LUTERO ALL'INFERNO
Nel 1883 Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911) beatificata a Faicchio in
provincia di Benevento e diocesi di Cerreto Sannita il 28 maggio 2011,
fondatrice dell’Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per
Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel
giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico ( 10 novembre
1483) che spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate,
i balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un
momento all’altro, anche l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che avrebbe
presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur notando il grande
trambusto non era interessata a sapere il perché di quell’insolita animazione,
l’unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare
una visita a Gesù Sacramentato. Dopo aver camminato per diverso tempo,
finalmente, ne trovò una, ma le porte erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente
sui gradini ...
... d’accesso, per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non
s’era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava
le comparve l’angelo custode, che le disse: “ Alzati, perché questo è un tempio
protestante”.
Poi le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin
Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio”.
Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano
crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa
voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era
circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti
di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso
chiodo.
La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica,
certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per
un tale personaggio.
In seguito, quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue
consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin
Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la
superbia.
L’orgoglio lo fece cadere nel peccato capitale, lo condusse all’aperta
ribellione contro la Chiesa Cattolica Romana. La sua condotta, il suo
atteggiamento nei riguardi della Chiesa e la sua predicazione furono
determinanti per traviare e portare tante anime superficiali ed incaute
all’eterna rovina.
Se vogliamo evitare l’Inferno viviamo nell’umiltà. Accettiamo di non essere
considerati, valutati e stimati da quelli che ci conoscono. Non lamentiamoci,
quando veniamo trascurati o siamo posposti ad altri che pensiamo siano meno
degni di noi. Non critichiamo mai, per nessun motivo, l’operato di coloro che
ci circondano. Se giudicheremo gli altri, non siamo neppure cristiani.
Se giudichiamo gli altri, non siamo neppure noi stessi. Confidiamo sempre
nella grazia di Dio e non in noi stessi. Non preoccupiamoci eccessivamente
della nostra fragilità, ma del nostro orgoglio e presunzione. Diciamo spesso
col salmista: “Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con
superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie
forze” (Salm. 130).
Offriamo a Dio il nostro “nulla”: le incapacità, le difficoltà, gli
scoraggiamenti, le delusioni, le incomprensioni, le tentazioni, le cadute e le
amarezze di ogni giorno. Riconosciamoci peccatori, bisognosi della sua
misericordia. Gesù, proprio perché siamo peccatori ci chiede solo di aprire il
nostro cuore e di lasciarsi amare da Lui. E’ questa l’esperienza di San paolo:
“La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò,
quindi, ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di
Cristo” (2 Cor. 12,9). Non ostacoliamo l’amore di Dio nei nostri riguardi col
peccato o con l’indifferenza. Diamogli sempre più spazio nella nostra vita, a
vivere in piena comunione con Lui nel tempo e nell’eternità.
Nessun commento:
Posta un commento